Quando le case automobilistiche producono biciclette

Si sà, la bicicletta assume variegati significati. Ogni amante di questo straordinario mezzo ascrive ad essa i significati che più sente prorpri. Certo la bicicletta è verde, è ecologica, è democretica, enfatizza lo sforzo fisico di uno sport, il ciclismo una volta popolare e mitico. La bicicletta è oggi il sogno di libertà da uno spazio urbano violentato dall'asfalto, dallo smog, dalla velocità aggressiva, incurante del mondo esterno all'abitacolo automobilistico. Tropo spesso l'idea di verde, e la bicicletta non fà certo eccezione, non sfugge agli esperti semiologi pubblicisti che amano donare una pennellata di colore verde su qual si voglia prodotto. Si sà, la tematica ambientale preoccupa non poche fasce di consumatori: perchè non ammaliare la coscienza del possibile acquirente sull'idea che il prodotto che si sta acquistando viene da un'azienda che ha un cuore verde ? E così anche le case automobilistiche in preda alla crisi di nervi, la più preoccupante della storia del motore, si sono messe a progettare e realizzare biciclette. La Ducati prima, presentando la "bicicletta verde" (con pedalata assistita) alla convencion sul clima di Copenaghen, non perse tempo a promuovere il progetto come innovativo e in perfetta armonia con l'ambiente; la Ferrari oggi. La casa automobilistica di maranello, che non è stata risparmiata dalla crisi, come molti giornali hanno sottolineato, produce ora anch'essa biciclette. La notizia è tale per definizione. La produzione naturalmente è nel più rigoroso stile ferrari: serie limitata, soli 50 pezzi acquistabili on-line al modico prezzo di 12 mila 500 euro; un gioiello in fibra di carbonio finanche nei suoi minimi particolari, con cambio elettronico. Un prodotto la cui innovazione è in linea diretta con niente meno che dalla formula 1. Una conquista ecologica o una trovata pubblicitaria ?